Diabla Official Website

Artist: Diabla
Location: Oslo, Norway
Line-up: Beathe Sanden (vocals), Stig Rolfsen (guitar), Morten Granheim (bass), Tarald Lie (drums)
Album: S-t
Label & Pubblication Year: Self Produced, 2004
Tracklist: Small Talk / I'm The Snake
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Dalla Norvegia proviene questo quartetto, guidato dalla bella Beathe Saden e denominato Diabla. Sul loro sito ufficiale potrete trovare una dettagliatissima biografia ed anche una sezione F.A.Q., grazie alla quale potrete esaudire le vostre curiosità riguardanti il significato del monicker Diabla e la filosofia seguita dalla band. Come preludio vi dirò esclusivamente che il progetto Diabla non ha nulla a che fare con satanismo e fenomeni correlati, ma il riferimento al "demonio in gonnella" raffigura lo spirito di ribellione della band verso i poteri precostituiti. Tuttavia il press-kit dei nostri (un singolare volume contenente una storia a fumetti che illustra i caratteri salienti del combo nordico) ci informa, tramite le parole della stessa Beathe (songwriter, lyricist), che le canzoni targate Diabla si basano pure su esperienze riguardanti la vita di tutti i giorni. La band definisce il proprio sound come Experimental Romantic Metal Pop Punk, aggiungendo che la loro proposta è eclettica e specificando inoltre che i Blondie non rientrano fra le loro influenze. "Small Talk" apre il lavoro con un grezzo sound di matrice punk fra Sex Pistols e Demolition 23, inframezzato da improvvisate divagazioni chitarristiche fra hard rock e metal. Certamente il risultato è abbastanza originale, ma l'accezzione sperimentale potrebbe essere vista anche in modo negativo, nel senso che l'amalgama fra le varie componenti del Diabla sound dovrebbe essere, a mio avviso, maggiormente sviluppata. Più azzeccata è invece "I'm The Snake" permeata da atmosfere romantiche e aperta da un'introduzione di organo. In questo episodio, capace di ricordarmi l'operato dei cult Zed Yago, i ritmi rallentano notevolmente e lasciano spazio alle belle melodie vocali disegnate dall'ugola di Beathe. Stig Rolfsen si diverte nel giocare con il fuoco, nel senso che l'operato del chitarrista scandinavo sembra volere imitare le divagazioni di un certo Yngwie Malmsteen, senza tuttavia averne le giuste doti tecniche. In definitiva 2 sole canzoni sono troppo poche per poter decretare il valore di una band, ma la sensazione è quella di un gruppo che deve ancora trovare la sua propria dimensione artistica. Speriamo di ritrovarli al più presto con un prodotto di valore assoluto!

Recensione realizzata da Rossi Bruno
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